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Polonia: zone di sfruttamento speciale

Pubblichiamo un’intervista a due attivisti del sindacato militante polacco Inicjatywa Pracownicza (Iniziativa Operaia), realizzata in occasione della proiezione del documentario «Special Exploitation Zones» a Bologna, insieme a un video dedicato alle condizioni di vita e di lavoro delle donne di Wałbrzych. La Polonia è l’unico stato membro dell’Unione Europea ad aver istituito delle Special Economic Zones (SEZ), zone di ipersfruttamento che permettono alle multinazionali di estrarre enormi profitti connettendo i territori ai flussi transnazionali grazie a regimi fiscali particolari e lucrando sulle condizioni di lavoro e di vita degli operai e delle operaie impiegate, spesso migranti. Nell’estate del 2012 la fabbrica Chung Hong Electronics, situata in una di queste zone, è diventata l’arena di una rivendicazione collettiva e di uno sciopero. La fabbrica è un subappalto di LG Electronic, che produce schede TV. Le operaie e gli operai hanno rifiutato di far funzionare i loro macchinari per quasi due settimane. Una serrata così seria non accadeva in Polonia dalla trasformazione capitalista del 1989. I. e G. ci descrivono la situazione lavorativa e il percorso che ha condotto all’organizzazione dello sciopero, gli ostacoli e le prospettive che ha offerto ai lavoratori e, soprattutto, alle donne.  

Quali erano le condizioni di lavoro alla Chung Hong?

I: I lavoratori della Chung Hong ricevono salari molto bassi, di solito il minimo, in Polonia sono 300 € netti, 400 € lordi. Più della metà di questo salario devi spenderlo per la casa, Perciò per la vita ti rimangono attorno ai 150 €, anche meno, come se fosse nulla. Dall’altra parte sei costretto a fare gli straordinari, attorno alle 150 ore all’anno, ma chiaramente alcuni fanno molto di più e se la produzione procede ad alto ritmo i lavoratori devono lavorare 16 ore al giorno, 2 turni, se rifiutano possono anche essere licenziati. Si può vedere la precarizzazione della condizione lavorativa nel senso che le persone sono lasciate a casa dal lavoro e poi possono tornare ma solo a costo della flessibilizzazione delle loro condizioni, contratti a tempo determinato. Questa situazione l’abbiamo osservata alla FIAT. Quest’anno FIAT ha licenziato 1450 lavoratori e un mese fa circa 150 di loro hanno avuto la possibilità di essere reintegrati, ma come precari, con salari più bassi e contratti a tempo determinato. In Chung Hong circa metà dei lavoratori sono impiegati attraverso agenzie interinali, quando la produzione è alta, si passa da 200 a circa 400 lavoratori, sempre attraverso le agenzie. Se la produzione è bassa ci sono solo 200 lavoratori e la maggior parte di loro con contratti temporanei di 2 o 3 anni. Una cosa molto importante è che impegna 2 o 3 ore per arrivare allo stabilimento, pochi di loro vivono a Wroclaw, ma la maggior parte vive in delle città lontane dove la disoccupazione raggiunge il 30%, o anche di più, e impegnano tanto per arrivare al lavoro per chi si tratta di distanze di almeno 100 km. Perciò se devono fare gli straordinari impegnano due ore per arrivarci e due ore per tornarci, e perciò hanno solo alcune ore per riprodursi, per passare del tempo con i figli, è una situazione orrenda.

G: Questo è uno stabilimento a catena di montaggio, chi ci lavora a una pausa di venti minuti per turni di 8 ore, se vogliono andare in bagno devono chiedere al supervisore, devono avere il permesso, alcuni per il lavoro che fanno devono essere collegati al pavimento con dei cavi che ovviamente limitano la loro mobilità. In fabbrica ci sono anche quelli che misurano i tempi di lavoro, spiando i lavoratori, è un metodo fordista di organizzazione del lavoro.

I: Un’altra cosa, che è successa con la LG. Chung Hong è un fornitore di LG, ed è situata in una zona creata per LG. A LG un lavoratore è mortoin un incidente sul lavoro perché gli mancava l’addestramento alla sicurezza, non gli era stato spiegato come usare i macchinari su cui doveva operare, ed è morto per questo. Ci sono state delle ispezioni, e siamo venuti a sapere che ai lavoratori vengono fatti dei finti addestramenti su come usare questi macchinari, e capita spesso di subire ustioni a causa dell’elettricità o incidenti in cui muoiono lavoratori.

G: In molti casi ci sono questi finti addestramenti. Gran parte del lavoro in catena di montaggio è abbastanza facile, dopo un paio di giorni diventano regolari, ma non vengono retribuiti per questi addestramenti.
Quindi, come avete organizzato la lotta e lo sciopero e quali sono stati i risultati?

I: I Lavoratori da Chung Hong si sono associati due anni fa al nostro sindacato e dopo qualche mese hanno iniziato una vertenza sindacale perché era impossibile ottenere qualche cosa dal padrone, non era disponibile a trovare un accordo su nulla, proprio su nulla, e per questo motivo i lavoratori, infastiditi da questo atteggiamento, hanno deciso di dare inizio a una vertenza sindacale.

Se sei un lavoratore polacco e vuoi organizzare uno sciopero legale devi rispettare tre diverse fasi, dopo di che si deve organizzare un referendum, i lavoratori, per superare i primi tre step ci hanno impiegato un mese e poi hanno organizzato un referendum , ma era davvero difficile da fare, perché il datore di lavoro non ha lasciato che si organizzassero all’interno della fabbrica, così lo hanno dovuto fare sull’autobus. Di solito, come ho detto prima, per andare a lavoro partono da delle città che sono distanti anche 100 km dalla fabbrica e sta al datore di lavoro organizzare il trasporto per loro. Quindi hanno fatto questo referendum in autobus e durante il referendum il leader dello sciopero, G., è stato licenziato. Gli operai della fabbrica hanno così deciso di scioperare e durante il referendum i lavoratori hanno votato per lo sciopero, quindi effettivamente la maggior parte di loro voleva scioperare. Ma, di fatto, la maggior parte non ha scioperato. Questo perché la gente che lavora negli uffici, gli impiegati, gli amministrativi e così via, essendo davvero vicini agli operai li hanno controllati per vedere se scioperavano o meno e i lavoratori per paura di essere licenziati hanno deciso di rimanere in fabbrica rinunciando allo sciopero. Alla fine hanno scioperato 24 persone e dopo due settimane sono state tutte licenziate per motivi disciplinari. Vuol dire che quando sono stati licenziati non hanno beneficiato della disoccupazione e non hanno potuto usufruire di alcun benefit, sono rimasti senza alcun reddito! Così abbiamo cercato di organizzare una sorta di fondo speciale per loro, abbiamo raccolto i soldi per questo ed era la cosa più importante per noi, perché tra le persone che erano in sciopero c’erano madri senza alcun reddito. È accaduto tutto tra giugno e luglio; a settembre i bambini andavano a scuola ma non avevano soldi per i libri, non avevano i soldi per fare niente, così abbiamo cercato di raccoglierli per loro. In questo momento stiamo sostenendo queste cause e tutto ciò che organizziamo le riguarda. Ma è davvero difficile vincere e ci vorrà ancora qualche anno perché queste cause si chiudano. Inoltre anche se i lavoratori dovessero vincere le loro cause avrebbero 1000 € dopo 2 anni come risarcimento, quindi nulla di che.

Durante lo sciopero, i lavoratori non potevano entrare all’interno della fabbrica, c’erano una cosa come 40 gradi o più. Faceva caldo, la temperatura era insostenibile, non potevano andare alla toilette, essendo davanti alla fabbrica, non potevano entrare negli autobus per i lavoratori; i datori di lavoro, infatti, hanno noleggiato alcuni bus solo per loro, al fine di separarli da tutti i lavoratori. Non potevano parlare con gli altri lavoratori, niente. È stato davvero un momento difficile per loro, soprattutto perché non potevano usare nemmeno il bagno. Hanno fatto pipì davanti ai giornalisti, d’altronde non avevano altra scelta. Come sindacato, abbiamo ovviamente cercato di sostenerli, abbiamo organizzato una manifestazione intorno alle Zone Economiche Speciali, dei picchetti, restando con loro tutto il tempo e, naturalmente, abbiamo organizzato il sostegno di altri gruppi e di altri sindacati, ma solo un sindacato chiamato Agosto 80, abbastanza grande in Polonia, li supporta, e solo un’altra organizzazione ha deciso di sostenerli. Abbiamo anche organizzato dei picchetti e delle occupazioni speciali di quelle agenzie che, in quanto enti pubblici, sono responsabili della creazione delle Zone Economiche Speciali concedendo le autorizzazioni alle aziende. Se qualche società vuole unirsi alle Zone Economiche Speciali, l’azienda, per ottenere le necessarie autorizzazioni, deve rivolgersi a questo ente pubblico, l’agenzia di sviluppo industriale, ente che è pubblico e dà le autorizzazioni alle aziende, così abbiamo organizzato delle occupazioni nella sede principale di questa agenzia, chiedendo che prima di concedere i permessi per le aziende che li richiedono, si verifichi se l’azienda rispetta i diritti del lavoro oppure no.

Hai detto che c’erano molte lavoratrici donne; cosa puoi dire dell’impatto delle lotte sulla vita di queste donne?

I:Al momento stiamo notando che molte donne partecipano a molte lotte. Per esempio, prendono parte a delle lotte connesse a problemi abitativi perché le case sono legate all’area di produzione, ma anche in fabbrica vediamo molte donne attive. Anche in questa lotta molte donne hanno partecipato. Le ha toccate molto. C’erano madri single che non avevano nessun reddito, nessun diritto al welfare, non guadagnavano niente e perciò lavoravano perché non volevano essere dipendenti dalle loro famiglie. Dopo lo sciopero sono state nuovamente costrette a dipendere dalle loro famiglie ed è stato abbastanza problematico per loro, perché sono dovute tornare a vivere con le loro famiglie, padre e madre, e dipendevano anche dal reddito familiare. D’altra parte, sappiamo che se una donna sciopera e inizia a lottare, a volte i servizi sociali possono andare da loro e controllare se sono buone madri o no. Non accade mai agli uomini, ma se le donne iniziano a lottare è abbastanza comune che i servizi sociali vengano a controllare se sei una buona madre. È una situazione molto repressiva, le donne sono minacciate e corrono il pericolo di perdere i bambini. Ci sono anche altre donne per cui le lotta hanno avuto effetti positivi. In realtà, quando le ho incontrate per la prima volta dipendevano dai loro mariti perché erano sposate e non potevano fare niente da sole; i mariti erano sempre con loro e non le lasciavano essere attive nel sindacato, così era molto difficile per loro venire alle riunioni sindacali. Di solito non potevano e dovevano litigare e scontrarsi con i mariti per venire a una riunione. Una donna, dopo lo sciopero, è stata cacciata di casa dal marito perché lui ha detto che non accettava il suo attivismo sindacale e le sue altre attività, e quindi lei ha deciso di lasciarlo e divorziare. Credo che sia stata un’esperienza positiva per lei perché ora lei è una persona totalmente libera e non dipende più da suo marito che era oltremodo dispotico. Lei è ancora attiva nel sindacato e anche altre sono attive dopo un anno dalla mobilitazione; sono molto positiva su questo perché è stata un’esperienza davvero dura per loro, specialmente per Yola, perché lei ha perso il lavoro. Dall’altro lato, ha perso il marito ma ha trovato qualcosa nella lotta e ancora crede che la lotta sia stata importante, le sue lotte sono importanti. Quindi, è stata un’esperienza veramente positiva.

Un’ultima domanda: perché avete scelto di fondare un vostro sindacato?

G: È una storia lunga. Veniamo da alcuni gruppi anarchici in Polonia e questo è il nostro background politico di base. Nella nostra città [Poznan] abbiamo fondato una sezione della Federazione Anarchica 10 anni fa. Alcune persone dell’ambiente anarchico nella nostra città hanno iniziato intorno al 2000-2001 a essere interessate al tema del lavoro e del sindacato, sotto l’influenza dell’anarco-sindacalismo, e siamo venuti a contatto con lavoratori provenienti da differenti parti della Polonia e da diversi sindacati. Abbiamo stabilito delle relazioni molto forti con gli operai della fabbrica Cegielski. Nel 1956 gli operai di questa fabbrica hanno organizzato la prima grande rivolta operaia contro il regime comunista, dunque è una fabbrica con una tradizione di resistenza operaia. Intorno al 2002-2003 c’è stato l’ultimo picco delle lotte operaie in Polonia e noi, con i lavoratori di questa fabbrica, siamo entrati nel comitato nazionale di supporto della protesta dei lavoratori. Abbiamo partecipato a molte proteste e, dopo questa esperienza, nel 2004 abbiamo fondato un sindacato formale. È stata un’idea dei lavoratori della Cegielski. Volevano un’unione sindacale indipendente. Prima, erano iscritti a «Solidarietà 80». Il nostro sindacato è stato fatto da persone che non erano d’accordo con «Solidarietà». Questo gruppo di Cegielski, in particolare, non voleva stare più un quel sindacato: era troppo burocratico e non abbastanza militante per loro. Perciò nel 2004 abbiamo inaugurato insieme «Iniziativa Operaia».

I: All’inizio non c’erano molte donne, ce n’erano alcune, ma non molte. Ora ce ne sono un sacco in «Iniziativa Operaia» perché nelle fabbriche e in altri luoghi il lavoro si è decisamente femminilizzato, specialmente il lavoro non qualificato; questo accade, ovviamente, perché le donne accettano più degli uomini salari più bassi ecc. Anche se abbiamo a che fare con una situazione del genere, gli stessi padroni usano la differenza sessuale contro i lavoratori e cercano di bloccare l’attivismo femminile in fabbrica. Allo stesso modo, talvolta le autorità locali fanno lo stesso: mandano la polizia o i servizi sociali dalle donne attiviste. Anche se accadono cose del genere, vediamo che le donne provano a organizzarsi come lavoratrici nelle fabbriche e anche su altri livelli, come la riproduzione o la questione abitativa.

http://www.connessioniprecarie.org/2013/06/06/polonia-zone-di-sfruttamento-speciale/

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JP Weber poza krytyką związków?

30 kwietnia Komisja Krajowa OZZ Inicjatywa Pracownicza otrzymała „wezwanie do usunięcia skutków naruszeń dóbr osobistych”. Wzywającym i osobą której dobra osobiste rzekomo zostały naruszone jest JP Weber Dudarski Spółka komandytowa, stanowiąca cześć Grupy JP Weber. Spółka ta reprezentuje Chung Hong Electronics Poland Sp. z o.o. w aktualnie trwającym sporze z pracownikami reprezentowanymi przez Komisję Zakładową naszego związku.

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Film "Specjalne Strefy Wyzysku" - premierowe pokazy

14 maja w Wenecji odbędzie się premierowy pokaz filmu "Specjalne Strefy Wyzysku", zrealizowanego przez Szumtv oraz Think Tank Feministyczny. Film zostanie również pokazany na Litwie oraz w kilku miastach w Polsce.

Autorki filmu powracają do końca lat 80-tych, kiedy w Polsce rozpoczęła się transformacja ustrojowa. Ważną rolę w tych procesach odegrała kwestia zadłużenia  PRLu  i pozyskanie nowych kredytów na sfinansowanie reform ustrojowych. Zachodnie rządy, banki i międzynarodowe korporacje postawiły wówczas szereg warunków, w tym likwidację wielkich zakładów pracy zwłaszcza w przemyśle ciężkim. Chodziło im między innymi o ograniczenie konkurencji ze strony polskich przedsiębiorstw państwowych, wchodzących na zachodnie rynki i likwidację podstaw przemysłu zbrojeniowego w krajach rozpadającego się bloku wschodniego. Stawką w tej grze było także otwarcie dostępu  do rynku dla zagranicznych inwestorów. W tych warunkach powstał program reform gospodarczych nazwany  terapią szokową, który doprowadził  do upadłości, likwidacji lub prywatyzacji państwowego przemysłu i rolnictwa.

Terapia szokowa spowodowała  wzrost bezrobocia i ubóstwa. Od  1989 do 2011 liczba miejsc pracy zmniejszyła się prawie o 6 mln.  Wysokie bezrobocie, represyjna polityka socjalna i niepewne formy zatrudnienia  zmusiły masy ludzi do pracy w najgorszych warunkach lub do emigracji. W 1994 r.  Sejm uchwalił ustawę o Specjalnych Stref Ekonomicznych, która miały być odpowiedzią na kryzys w przemyśle i na rynku pracy.

W zlokalizowanej pod Wrocławiem podstrefie Kobierzyckiej mieści się fabryka Chung Hong Electronic - poddostawca koreańskiego koncernu LG. Latem 2012 r., dyrekcja fabryki zwolniła dyscyplinarnie grupę 24 pracowników. Powodem było podjęcie przez nich akcji strajkowej. Pracownicy domagali się podwyżek, przywrócenia Zakładowego Funduszu Świadczeń Socjalnych oraz przywrócenia do pracy działacza związkowego, nielegalnie zwolnionego z Chung Hong, w trakcie prowadzenia sporu zbiorowego z dyrekcją.

Dokument ujawnia przyczyny jakie skłoniły pracowników fabryki do przystąpienia do strajku. Wśród nich znaleźli się mieszkańcy Wałbrzycha i Nowej Rudy, którzy każdego dnia dojeżdżają do zakładów w SSE, oddalonych od ich miejsca zamieszkania o setki kilometrów. Opowiadają o uciążliwych warunkach pracy, wielogodzinnych dojazdach, przymusowych nadgodzinach, braku czasu wolnego, codziennej walce o przetrwanie za minimalne wynagrodzenie i zmęczeniu spowodowanym koniecznością łączenia pracy najemnej z obowiązkami domowymi i opieką nad najbliższymi.

Najbliższe projekcje filmu:

WŁOCHY

14 maja Wenecja
godz. 20.00 Piazzale Radaelli, 3

16 maja Padva
godz. 18:00 Aula studio Galilei/ Baraccaoccupata

18 maja Bolonia
godz. 18:00 Circolo Anarchico Berneri , Piazza di Porta Santo Stefano, 1

19 maja Florencja
godz. 18:00 Centro Popolare Autogestito Firenze Sud

22 maja Neapol
godz. 18:00 Me-Ti Space, Via Atri 6

23 maja Rzym
18:30 Via Appia Nuova 357

LITWA

22 maja, Wilno

LUNI Vilnius. Kaip išnaudojami Lenkijos darbininkai? Susitikimas su „Inicjatywa Pracownicza“

Renginys vyks baro „Misterija“ II a. salėje, Totorių g. 18, Vilniuje.
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1 maja we Wrocławiu – „Walczymy o swoje od 1890”

1 maja 203 r. około 200 osób przeszło ulicami Wrocławia w proteście pod hasłem "Specjalna Strefa Wyzysku: Polska". Wśród demonstrantów znaleźli się też członkowie i członkinie OZZ Inicjatywa Pracownicza min. ze Śląska, Wrocławia, Poznania, Gorzowa Wielkopolskiego czy Warszawy. Protestowano przeciwko niskim zarobkom, głodowym emeryturom, umowom śmieciowym, czy represjom za organizowanie się w miejscu pracy. Manifestanci skandowali: "Najpierw ludzie, później zyski", "Dość terroru pracodawców", czy "Rząd do roboty za 1500 zł". Pojawiły się transparenty: „Jest opresja – jest opór”, „1 maja – walczymy o swoje od 1890” czy „8 godzin pracy i ani minuty dłużej”.

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Specjalne strefy – normalny wyzysk

Specjalne strefy ekonomiczne (SSE) to utworzone przez rząd obszary, na których działalność gospodarcza jest częściowo lub całkowicie zwolniona z podatków od dochodów i nieruchomości, a obecne tam firmy otrzymują wsparcie w postaci gotowej infrastruktury technicznej, pomocy finansowej (jak granty) oraz współpracy lokalnych instytucji (w tym urzędów pracy), a także taniej i łatwo dostępnej siły roboczej. Strefy są zarządzane przez specjalnie do tego utworzone spółki, należące w większości do Skarbu Państwa, a częściowo do gmin, które udzielają gruntów. Spółki funkcjonują dzięki majątkowi otrzymanemu od instytucji publicznych (przede wszystkim ziemi), i są całkowicie zwolnione z podatkó.

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Wrocław 1 maja 2013 „Specjalna Strefa Wyzysku – Polska”

Niemal rok temu nasze koleżanki i koledzy zostali dyscyplinarnie zwolnieni za strajk. Pracowali
w chińskiej fabryce Chung Hong, w specjalnej strefie ekonomicznej pod Wrocławiem. Walczyli
o godne życie i uwolnienie się od wyzysku. Wykorzystując prawo do strajku,
protestowali przeciwko głodowym pensjom, wycieńczającej pracy, wielogodzinnym dojazdom,
traktowaniu ludzi jak niewolników, brakowi czasu na codzienny odpoczynek i pracę opiekuńczą.

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Sprawy pracowników Chung Hong

chung_wyzysk226 października we Wrocławiu odbyła się pikieta pod Agencją Rozwoju Przemysłu (ARP), w związku z toczącymi się sprawami pracowników Chung Hong Electronics przeciwko ich firmie oraz w związku z nierozwiązanym sporze zbiorowym. Przypomniano o tym, że ARP nie może ograniczyć się do zarządzania strefami ekonomicznymi, a pracodawcy łamiący prawo pracy powinni być z niej wykluczani i nie powinni otrzymywać ulg podatkowych od państwa.

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Wilczy bilet za strajk

chung_wyzysk2Mija już ponad 3 miesiące od dyscyplinarnego zwolnienia z pracy 24 spośród 29 strajkujących pracownic i pracowników Chung Hong w specjalnej strefie ekonomicznej pod Wrocławiem (części Tarnobrzeskiej SSE), a to oznacza 2 miesiąca bez środków do życia. Po dwóch tygodniach strajku pracodawca nielegalnie (w świetle polskiego prawa) zastosował lokaut, tym samym zdeptał jedną z podstawowych wolności wywalczonych przez ruchy robotnicze.

Agnieszkai: Jedyne prawo pracownika na specjalnej strefie ekonomicznej to jest pracować za marne pieniądze
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Pierwsza rozprawa pracowników fabryki Chung Hong

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Mijają już ponad 3 miesiące od lokautu i dyscyplinarnego zwolnienia z pracy 24 spośród 29 strajkujących pracownic i pracowników Chung Hong w specjalnej strefie ekonomicznej pod Wrocławiem. Większość pracowników nadal pozostaje bez środków do życia, zwolnienie dyscyplinarne uniemożliwia bowiem otrzymanie zasiłku dla bezrobotnych, i bardzo utrudnia byłym pracownikom Chung Hong znalezienie nowej pracy. Stawmy się solidarnie we wrocławskim sądzie 11 października.

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Nowe telewizory, stary wyzysk – o Chung Hong za granicą

oslo_chunghong.resized1 września na targach IFA w Berlinie, gdzie wystawiała się również firma LG, działacze FAU (Freie Arbeiterinnen Union) zorganizowali pikietę solidarnościową z pracownikami Chung Hong. Przypomniano o strajku u podwykonawcy LG pod Wrocławiem oraz mówiono o wyzysku w innych fabrykach przemysłu elektronicznego.

IFA (Internationale Funkausstellung) to prestiżowa wystawa organizowana od dziesięcioleci na terenie Targów Berlińskich i jednocześnie największe na świecie targi elektroniki. 1 września przy północnym wejściu dwudziestu działaczy FAU rozwinęło transparenty, wznosiło hasła i informowało wchodzących na teren targów o walce polskich pracowników Chung Hong o wyższe płace i poprawę warunków pracy, o strajku i zwolnieniach strajkujących pracowników. Jednym z haseł było „Nowe telewizory, coraz gorsze warunki pracy”. Wspominano też o wyzysku w fabrykach Foxconn w Chinach (podwykonawcy Apple).

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Gazda: Chcę wrócić do fabryki i dalej walczyć

Wywiad z Krzysztofem Gazdą z OZZIP w Chung Hong Electronics przeprowadzony przez Dawida Krawczyka z Krytyki Politycznej z Wrocławia, opublikowany na stronie Krytyki Politycznej.

Dawid Krawczyk: Razem z innymi pracownikami fabryki Chung Hong w specjalnej strefie ekonomicznej w podwrocławskich Kobierzycach założyłeś pod koniec ubiegłego roku związek zawodowy. Ale pracowałeś tam o wiele dłużej – w samym Chung Hong trzy i pół roku.

Krzysztof Gazda: W strefie pracowałem od pięciu lat. Kiedy zatrudniłem się w Chung Hong, warunki pracy były znacznie lepsze, chociaż spędzanie czterech godzin dziennie na dojazdach do pracy zawsze było i pozostanie uciążliwe.
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List środowisk akademickich do LG

List środowisk akademickich do Don Hyung Kang LG Electronics Polska Sp. z o.o. w sprawie Chung Hong. Szanowny Panie Kang, Jako przedstawiciele środowisk akademickich, intelektualnych i badawczych zaangażowanych w sprawy pracownicze w Polsce i w Europie oraz osoby, którym bliskie są idee społecznej odpowiedzialności biznesu, jesteśmy głęboko zatroskani brakiem dialogu społecznego w firmie Chung Hong Electronics w Biskupicach Podgórnych w Specjalnej Strefie Ekonomicznej pod Wrocławiem. Firma Chung Hong Electronics jest podwykonawcą LG Electronics Polska Sp. z o.o.

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